Chapa-chapa é una tecnica di cucito usata dai sarti dell'África Occidentale;é una composizione "arlecchinesca" di pezzi di stoffa avanzata di colore e fantasia differenti... Cosí nasce il mio blog,fatto di esperimenti,immaginazioni,sovrapposizioni...non spaventatevi,se le mie mani hanno unito queste cose senza un apparente filo logico..perché come dice il sarto africano: "l´importante é cucire, la forma viene dopo"

FITZCARRALDO

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« Chi sogna può muovere le montagne »

sabato 7 giugno 2008

SESSIONE REPORTAGE:Redenção do Araguaia, prima parte







































Un mondo di cow-boy ubriachi, indios mendicanti;



gira la voce che il sindaco ha morso sulla guancia un assessore.......
Cavalli vestiti a festa quest´ultima sempre presente; per gli eventi si formano file di gente che hanno appena finito di mangiare la fajolada e lí in mezzo sei fottuto...le trombe suonano é inevitabile......
Suore che senza saperlo bestemmiano la signora nostra perche lo hanno sentito sulla televisione dove qualche personaggio furioso di una telenovelas sbraita alla italiana........

Ma questo é´solo l´inizio, questo é il Sud-Est del Pará un mondo rude per veri uomini.....
Con il lazzo in mano gridiamo wweeeeeppppa!!!!hhhiiihhhaaa!!!!!!!!..........

giovedì 5 giugno 2008

SESSIONE MOVIMENTI ARTISTICI: "I FAUVES"


"Bestie feroci" è l'espressione francese che fu adottata - inizialmente in senso dispregiativo - Il primo ad utilizzare il termine fauves fu un critico d’arte, precisamente Vauxcelles, che definì la sala in cui esponevano questi artisti come una "cage aux fauves" cioè una "gabbia delle belve", per la “selvaggia” violenza espressiva del colore, steso in tonalità pure; secondo De Micheli [1] il termine verrebbe da un'esclamazione di Vauxcelles sull'esposizione: "è Donatello in mezzo alle fiere!", effettivamente sembra ci fosse una scultura di stile neoclassico in mezzo al salone dove si teneva l'esposizione. Successivamente questo termine comprese quei pittori legati tra loro da una comune percezione dell’arte e da profonda amicizia. Il gruppo dei fauves, che fu attivo solo fino al 1908, comprende molti pittori dei quali il più famoso è Matisse. Altri pittori da ricordare sono Derain, Vlaminck e Marquet: culturalmente vicini all'espressionismo, questi artisti si differenziano dal gruppo tedesco per il fatto che hanno una minore angoscia esistenziale e un maggiore interesse per il colore.I giovani fauves discutevano molto di impressionismo, spesso in termini negativi ma apprezzando la novità di una luce generata dall’accostamento di colori puri.La loro arte si basava sulla semplificazione delle forme, sull’abolizione della prospettiva e del chiaroscuro, sull’uso incisivo del colore puro, spesso spremuto direttamente dal tubetto sulla tela. L'importante non era più, come nell'arte accademica, il significato dell'opera, ma la forma, il colore, l'immediatezza.Partendo da suggestioni e stimoli diversi, ricercavano un nuovo modo espressivo fondato sull’autonomia del quadro: il rapporto con la realtà visibile non era più naturalistico, in quanto la natura era intesa come repertorio di segni al quale attingere per una loro libera trascrizione.In un certo senso la pittura dei fauves ha partecipato alla più larga problematica dell'espressionismo europeo, influenzando principalmente l’espressionismo tedesco che ne riprese i temi principali (esaltazione della forza dell'arte primitiva, libertà dell'artista da vecchie convenzioni e da formalismi obsoleti). Ma è stata la formidabile crescita del cubismo a rompere l'unità del movimento dei fauves.